Gianni Celati: “Narratori delle pianure”

Gianni Celati: “Narratori delle pianure” Feltrinelli, in “Universale Economica”, 2022

Poco più di un anno fa, ci lasciava Gianni Celati, (Sondrio, 1937 – Brighton, 3 gennaio 2022), scrittore, traduttore e critico letterario  che ci ha fatto riflettere su uno stile narrativo originale nel panorama italiano degli scrittori contemporanei.

Qui abbiamo scelto un libro che ha rappresentato il ritorno alla scrittura di un autore che privilegia la dimensione orale del racconto capace di alternare momenti comici tipici della sua prima produzione, e momenti più meditativi e riflessivi.

Italo Calvino, presentando questa raccolta di novelle nel 1984, così annunciava: “Dopo vari anni di silenzio, Celati ritorna ora con un libro che ha il suo centro la rappresentazione del mondo visibile, e più ancora una accettazione interiore del paesaggio quotidiano in ciò che meno sembrerebbe stimolare l’immaginazione”.

Trenta racconti, o meglio novelle, ambientati sul percorso delle rive del fiume Po, che descrivono episodi di vita nella Pianura Padana con partenza da Gallarate per toccare Codogno, Piacenza, Cremona, Mantova, Ostiglia, fino ad arrivare al mare Adriatico: al delta di Porto Tolle e Goro. Spiccano i racconti: Bambini pendolari che si sono perduti, Tempo che passa, Sul valore delle apparenze. Tanti sono i temi affrontati in queste storie come la solitudine, la lontananza, ma anche l’importanza della famiglia, l’amicizia, la fantasia e l’ingenuità che tuttavia viene raggirata e circuita, come nel racconto Sul valore delle apparenze in cui una donna, dopo aver risparmiato una vita per regalare un appartamento al figlio, si ritrova truffata dal marito ma “fa finta di non saperlo e sta contenta perché non è successo niente”. Il salvare le apparenze, dunque, che come tanti altri comportamenti ed usanze vengono ripresi da Celati ripercorrendo il fiume Po, girovagando tra le campagne attigue fino a spingersi a Gallarate, luogo dove ha origine il primo racconto, L’isola in mezzo all’Atlantico. Francesca Gatta, in “Nuovi Argomenti” 01 giugno 2017, afferma:  “Secondo l’autore [Gianni Celati], romanzo e racconto sono generi «che portano con sé modi diversi del pensiero: il racconto vive di pensieri corti ed eterogenei, vale nel suo movimento dispersivo, e non ha bisogno di arrotondare i bordi», prende «la via d’un pensiero più slegato». La forma breve, come la intende Celati, è lontana dall’accezione comune e prevalente del racconto, ma richiama piuttosto le modalità della novella, un genere che consente di rappresentare l’atto stesso del narrare, liberando la narrazione dagli obblighi e dai meccanismi della trama e della verosimiglianza: la novella è un genere «nomade», nel senso che le novelle «sono cose che si trovano per strada, viaggiando e incontrando gente». La novella consente una narrazione svincolata da modelli di tipo “realistico” o comunque maturati su altri mezzi espressivi, come il cinema; libera dalle aspettative innescate dal racconto tradizionale, la narrazione ritrova uno spazio libero in cui le storie valgono per quello che sono: «è il fatto di narrare in sé che ha significato, non c`è l`idea di un significato specifico che deve giustificare il racconto».”

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