
Quest’anno, esattamente oggi, 11 novembre, cade il centenario dalla nascita dello scrittore americano di origine tedesca Kurt Vonnegut (Indianapolis, 11/11/1922 – New York,7/04/2007).
Nella sua accurata prefazione alla raccolta postuma di racconti brevi giovanili e inediti di Kurt Vonnegut “While Mortals Sleep” (tradotta in italiano con il titolo “Baci da 100 dollari” e ripubblicata in questi giorni da Bompiani) lo scrittore e saggista statunitense Dave Eggers, esordisce, già nell’edizione originale in inglese del 2011, affermando che con la sua scomparsa si è persa “a moral voice”. Quindi, dopo aver discusso sulle finalità morali di certa letteratura che vorrebbe insegnarci come vivere e come comportarci, Eggers afferma di approvare anche questo aspetto in un ambiente letterario pluralistico e che alcuni scrittori manifestino la volontà di porre la domanda: “Questo è cattivo, quello è buono?” Indicandoli poi come “scrittori preziosi”. Invece è opinione attuale e comune di certi commentatori in internet di rifuggire da ogni tentazione di proporre scopi istruttivi. Cosicchè, in questo contesto, i racconti, in particolare le short stories, risultano oggi piene di frasi piacevoli e di sfumature espressive ma, afferma: “Mancano anche molto spesso di incisività.” Ammette che da almeno due generazioni ci siamo allontanati dallo scrivere finali “puliti” (“neat endings”) e da conclusioni che vorrebbero suscitare nel lettore sorpresa e al tempo stesso fargli riconoscere un chiaro punto di vista.
Ma nel caso di Vonnegut è successo sempre tutt’altro: la maggior parte delle sue storie si risolvono con il chiaro intento che “la lezione sia stata imparata, dal protagonista (di solito) e dal lettore (sempre)”.
Qui, in “While mortals sleep” che è anche il titolo di una storia (in italiano come si è detto il titolo tradotto deriva da un altro racconto: “Un bacio da 100 dollari”), abbiamo questi racconti brevi scritti all’inizio della sua carriera letteraria, quando Vonnegut stava cercando di guadagnarsi da vivere come scrittore.
Sedici storie giovanili scritte e pubblicate in origine per due riviste letterarie: “Collier’s” e “The Saturday Evening” dove si richiedeva uno stile disadorno, una trama serrata, conflitti semplici e un colpo di scena inaspettato alla fine. Quelle che si definiscono “storie trappola-per-topi”, una forma abbastanza popolare anni fa ma ora soppiantata, come afferma Eggers, “da quella fotorealistica, un realismo e un naturalismo che può darci direttamente la fotografia”. E precisa: “Una storia trappola-per-topi esiste per imbrogliare o intrappolare il lettore. Accompagna il lettore lungo un intreccio non troppo complesso, con una ideale sorpresa nel finale. “Il racconto contemporaneo ci regala personaggi che respirano … che vivono in posti veri, fanno delle scelte realistiche…” Mentre il racconto trappola-per-topi esiste per ingannare o intrappolare il lettore (o almeno il lettore di “primo livello” come definito da Umberto Eco[1]). Così: “Muove il lettore lungo la storia … fino alla fine quando scatta la molla e il lettore scatta prigioniero”. In questo tipo di racconto tutti gli elementi (personaggi, ambientazione, intreccio) sono mezzi destinati a raggiungere uno scopo. “Vonnegut è un maestro nell’abbozzare rapidamente un personaggio che sia istantaneamente riconoscibile e che il lettore voglia subito seguire. Ma alla fine le loro strade sono sono determinate dal costruttore della trappola…Così viene perseguito uno scopo superiore… Questa raccolta è piena di racconti relativamente semplici, su problemi relativamente semplici.”
In uno di questi, “Baci da 100 dollari”, che dà il titolo al libro, si basa interamente su un dialogo, o meglio un interrogatorio, da parte di un poliziotto, ad un impiegato che, esasperato, ha ferito alla testa con la cornetta del telefono un suo collega che aveva la fissazione di guardare, anche in ufficio, riviste con immagini di ragazze provocanti. Alla fine darà una spiegazione molto personale al suo gesto. In un altro, “L’Epizootica”, un racconto che inconsapevolmente quasi anticipa (sebbene concaratteristiche diverse) la recente pandemia, si descrive una strana peste che colpisce solo maschi americani coniugati con età media pari a 47 anni. Di questo fenomeno sono principalmente preoccupate le società di assicurazione per le ingenti perdite dovute al fatto che i loro contratti sono basati su un’età media di 68 anni. Questo tasso di mortalità avrebbe portato in breve al fallimento di tutte le compagnie per dover pagare ingenti somme ai familiari o eredi. Si scoprirà poi la vera causa di queste morti (e l’epizootica non centrerà nulla). Il finale sarà un chiaro monito all’avidità, al perseguimento della ricchezza a tutti i costi, un obiettivo tipico dell’americano medio a cavallo degli anni ’50 del secolo scorso. Seguirà una serie di personaggi bizzarri tratteggiati con un umorismo tagliente, alle prese con le contraddizioni dello stile di vita americano.
Nella sua seguente produzione di romanzi Vonnegut avrebbe raggiunto grande popolarità e sarebbe stato definito dalla critica uno dei grandi maestri della letteratura moderna: grande successo con il romanzo “Ghiaccio Nove” (1963) sul genere fantascienza e poi a seguire “Mattatoio n.5”, tratto dalle esperienze personali di guerra dell’autore, “Galapagos” (1985) e “Cronosisma” (1997) solo per citare i più importanti.
Di questa raccolta “Baci da 100 dollari” è uscita da pochi giorni (novembre 2022) una nuova edizione per Bompiani. Da leggere!

[1] Per approfondire: Umberto Eco, “Sei passeggiate nei boschi narrativi”, Bompiani