Il racconto breve è un tuffo nell’abisso
(Dalla lezione magistrale dello scrittore e giornalista Pietro Spirito nella Centrale-Museo Antonio Pitter di Malnisio il 26 settembre 2020.)
Ci pare interessante estrapolare da questo discorso alcuni punti che aprono (e riaprono) nuove prospettive verso il genere del racconto breve. Leggete con attenzione e poi riflettete.
… «Il punto è che nella nostra vita quotidiana, ciascuno di noi vive immerso nei racconti, soprattutto nei racconti brevi. Uno scambio di frasi intercettate per caso in autobus, un incidente stradale, una telefonata inattesa, un messaggio Whatsapp, una mail, un programma radio o TV, una piccola disavventura, tutto è e può diventare un racconto. Fatti, suggestioni, di cui mettiamo in ogni momento a parte chi ci è vicino non sono altro che racconti brevi. Ma questi sono i racconti della quotidianità appunto, le storie di una realtà esperita mediante la nostra esperienza. La letteratura fa qualcosa di diverso. Il racconto breve … ha bisogno di quel processo alchemico che trasforma il reale in una narrazione carica di simboli, significati e metafore, attraverso gli strumenti della scrittura: parola, forma stile, trame, ambienti, personaggi, ecc.»
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«…Il grande scrittore Julio Cortàzar ha usato un’espressione efficace per connotare il racconto breve: “In un modo che nessuna tecnica potrebbe insegnare o fornire, il grande racconto breve condensa l’ossessione per la bestiaccia, è una presenza allucinante che s’installa fin dalle prime frasi per affascinare il lettore, fargli perdere il contatto con la sbiadita realtà che lo circonda, colmarlo con un’immersione più intensa e soggiogante.” Attraverso il racconto e l’organizzazione di una storia riusciamo a dare forma a un qualcosa di indistinto che ci avvolge, in qualche caso ci perseguita: può essere un’idea, un sentimento, un sogno, una rabbia, ecc. Appurato che la prima caratteristica del racconto e quindi del racconto breve, è cercare di dare forma originale, attraverso una rappresentazione di quanto ci circonda, il primo passo da compiere quando si decide di scrivere è l’osservazione.
…Il punto essenziale è lo sguardo: cogliere in un’immagine, in una storia, in un’idea l’inizio di un percorso che ci porterà a mettere a fuoco una realtà che ci appare confusa.»
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«Il grande autore di racconti Raymond Carver diceva che la definizione di racconto è “qualcosa di intravisto con la coda dell’occhio, di sfuggita”. “Prima – dice Carver – c’è qualcosa di intravisto. Poi quel qualcosa viene dotato di vita, trasformato in qualcosa che illumina l’attimo e forse finirà con l’insediarsi indelebilmente nella coscienza del lettore.”
Ecco l’altra caratteristica del racconto breve. Che è poi la caratteristica di di ogni opera letteraria, e anzi di ogni opera artistica: spostare il punto di vista del fruitore/lettore. A partire dalla “cosa intravista”, come dice Carver, o dalla comparsa della “bestiaccia” per dirla con Cortàzar, ecco che prende forma una storia, un processo creativo capace di spostare di poco o tanto la nostra percezione del reale.»
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«Abbiamo bisogno di racconti, forse oggi più che mai. Abbiamo bisogno di indirizzare lo sguardo in modo libero, fuori dai conformismi dilaganti, affinando l’attenzione sulle cose con coraggio e senza fretta. “Più a lungo guardate un oggetto – ha detto Flannery O’Connor – e più mondo ci vedrete dentro: ed è bene ricordare che lo scrittore di narrativa serio parla sempre del mondo intero, per limitato che sia il suo scenario”.
Il racconto breve è un tuffo nell’abisso, una delle tante forme possibili di essere liberi e consapevoli di ciò che siamo e di cosa dobbiamo e possiamo fare.»