
Oggi si è ricordato il quarantesimo anniversario della morte di questo nostro grande protagonista della poesia del ‘900. (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981). Al di là della sua eccellente produzione poetica (premio nobel per la letteratura nel 1975) nella sua lunga vita di autore di versi affiancò anche l’attività di giornalista (Corriere della Sera dal 1948) traduttore (opere di Shakespeare, Steinbeck, Eliot, melville) e critico letterario. A questo proposito fu lui a valorizzare l’opera di Italo Svevo di cui in questo anno si festeggiano i 160 anni dalla nascita: il poeta di Ossi di seppia, infatti, fu uno dei primi, e, inizialmente, uno dei pochi, che recensì favorevolmente il romanzo La coscienza di Zeno, il quale, come è noto, ebbe subito maggiore successo all’estero, specie in Francia, grazie anche alle segnalazioni di James Joyce, che interessò i critici Valéry Larbaud e Benjamin Crémieux. In Italia esso passò dapprima quasi inosservato, come i due precedenti romanzi Una vita e Senilità; Montale, insieme a Giuseppe Prezzolini, fu uno dei pochi che l’accolse con favore.
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Qui abbiamo scelto i toccanti versi scritti in ricordo della moglie scomparsa:
“Ho sceso milioni di scale”
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate erano le tue.