Nel 1271, ovvero esattamente 750 anni fa, la Pasqua veniva celebrata il 5 aprile, un giorno di differenza su questo 2021.

Venezia aveva già aperto alla grande, da circa settant’anni, le vie marittime alle sue galee e iniziato a creare il suo impero coloniale e commerciale nel Mediterraneo orientale. Nel 1204, nell’anno della quarta crociata, infatti Enrico Dandolo, 41° Doge di Venezia, anziché fare rotta sulla città di Acri (attualmente in Israele), caposaldo finale dello Stato crociato, puntò su Costantinopoli, conquistandola assieme ai crociati e strappandola ai Bizantini.
Da quel momento Venezia era diventata indipendente e il Doge si firmava: “Dominatore di un quarto e mezzo dell’Impero (Romano D’Oriente)”.
Nel 1271 ancora Acri (o San Giovanni D’Acri) protagonista: era stata meta, e poi il punto di partenza, per un grande viaggio di alcuni viaggiatori e mercanti veneziani. Si trattava di parte della famiglia Polo di Venezia: Nicolò, il padre, Marco, il figlio diciassettenne e Maffeo, fratellastro di Nicolò. I due fratelli Polo, come si sa dagli antichi manoscritti de “La descrizione del mondo”, erano appena tornati da un lungo viaggio in oriente dove avevano conosciuto a Pechino l’imperatore mongolo Kublai Kan che, interessato a diffondere la loro fede cristiana, li aveva invitati a tornare con un po’ del sacro olio della lampada del Sacro Sepolcro di Gerusalemme e di venire accompagnati da cento saggi nominati dal Papa.
Prima delle loro partenza per Acri però il Papa Clemente IV era morto e il successore non era stato ancora nominato. Decisero di partire comunque per Acri nei giorni di Pasqua del 1271 facendo vela verso nord est. Arrivati alla prima tappa, il porto della città di Iskenderum (Alessandretta) seppero della nomina del nuovo Papa, Gregorio X, quindi ritornarono alla base per ricevere la benedizione papale.
Finalmente i tre Polo, con la compagnia di due frati domenicani (ma non con i cento saggi!) potevano iniziare il grande viaggio, le cui vicende sono state minuziosamente riportate da Marco e trascritte e tradotte successivamente dal francese (“Le devisement dou monde”) in latino e poi in toscano e infine con il conosciuto e famoso titolo finale “Il Milione”. I Polo rimasero in Cina diciassette anni, onorati e investiti di cariche governative.
[Notizie tratte da “I viaggi di Marco Polo”, Detlef Brennecke, National Geographic]